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Claudia del Bufalo

Il Ritratto di Faustina del Bufalo (olio su tela, cm 105 x 88) - firmato e datato sulla base della colonna “CLA[UDI]A DE [L] BVFA [LO] F / 1604”, mentre sulla lettera poggiata sul tavolo si legge: “All’mia Car:ma Sorella / La Sig:ra Faustina Dl / bufalo / Roma” - rappresenta a oggi l’unica testimonianza sopravvissuta dell’attività artistica di questa nobildonna romana.

Secondo Teodoro Amayden, i primi Cancellieri sarebbero arrivati da Pistoia alla fine del XIII secolo e fu Giovanni di Cencio de Cancellieri, senatore nel 1380 nel rione Colonna, detto ‘Bufalo’, a dare il proprio soprannome alla famiglia, che da allora si chiamò indistintamente del Bufalo Cancellieri o solo Cancellieri o solo del Bufalo. Lo storico contemporaneo Carlo Augusto Bertini ritiene invece che i romani del Bufalo non discendano dalla famiglia toscana dei Cancellieri, ma che ‘Cancellieri’ sarebbe stato aggiunto al cognome del Bufalo perché numerosi membri della famiglia ricoprirono la carica di ‘Cancelliere’.

Esaminando sia le tavole genealogiche pubblicate nell’Inventario dell’Archivio della Valle-del Bufalo che le Memorie familiari nell’archivio del Bufalo all’Archivio Capitolino, l’unica Claudia documentata tra l’ultimo quarto del ‘500 e la prima metà del ‘600 (Venditti 2009, Tavola XI, ramo di Gregorio I) è Claudia di Giulio Gironi, moglie di Orazio del Bufalo di Gregorio II. Orazio del Bufalo è priore dei caporioni nel 1597 e muore nel 1618. Secondo l’albero genealogico ricostruito da Gianni Venditti nel citato Inventario, Orazio del Bufalo e Claudia Gironi ebbero sei figli tra il 1579 e il 1602 (Giovanni Battista, Gregorio, Pompeo, Camillo, Francesco, Ottavio Benedetto) e sette figlie (Lucrezia, Vittoria, Agata, Lucia, Anna, Maddalena e Matilde), di cui almeno le quattro monache sopravvissero alla madre. Ma l’Istromento dotale tra Orazio del Bufalo e “Claudia de Gironi” che ho rintracciato nell’Archivio di Stato di Roma è datato 18 novembre 1586 (ASR, Trenta notai capitolini, Scoloccius Tranquillus, cc. 6 non numerate), quindi successivo alla nascita dei primi due figli maschi presenti nell’albero genealogico - Giovan Battista e Gregorio - che risultano nati rispettivamente nel 1579 e nel 1585. Per di più, la prole di Orazio e Claudia del Bufalo registrata negli stati delle anime di S. Maria in Via dal 1610 al 1616 consiste di “Figli 4 e Figlie 1” tra il 1610 e il 1613 e di “Filioli maschi n.ro cinque“ nel 1616. Le discrepanze nelle fonti non finiscono qui. Tre figli furono cresimati a S. Giovanni in Laterano nell’anno santo 1600: Camillo, Vittoria e una “Clelia” che tuttavia non compare nelle genealogie familiari. Gregorio ( 1585 - 1623) abbraccerà la carriera ecclesiastica diventando vescovo di Calvi (attuale Calvi Risorta, in provincia di Caserta) dall’8 aprile 1619 al 1623. Come scrive il cavalier Prospero Mandosio (Bibliotheca Romana 1692, pp. 165-166), “Franciscus de Bubalo”, canonico di Santa Maria Maggiore, fu accademico degli Umoristi e autore di testi teatrali, come “La Zingara bugiarda. Burletta Scenica di un solo atto, composta, e recitata à petitione di una Veglia Famigliare”. Questa notizia del Mandosio suggerisce un’immagine di casa del Bufalo come di un ambiente colto e animato. Anche Ottavio Benedetto(1602 - 1670), cioè il figlio più giovane di Orazio e Claudia del Bufalo, pur essendo soprattutto un uomo d’arme, nel 1653 scrisse l’epitalamio Le torri olimpiche per le nozze del principe Maffeo Barberini con Olimpia Giustiniani e nel 1656 Il disprezzo dell’ambittione, dedicato alla regina Cristina di Svezia. Conservatore di Roma nel 1628 e 1629, nonché comandante di un reggimento di cavalleria al servizio di Luigi XIV, Ottavio Benedetto nel 1658 sposò l’esotica Romibera della Valle, figlia di Pietro della Valle “il Pellegrino” (1586 - 1652) e della sua seconda moglie, la georgiana Mariam Tinatin de Ziba detta Mariuccia (? - post 1662).

Membri della famiglia Gironi sono documentati tra i caporioni priori dalla fine del ‘500. Il padre di Claudia, Mario Gironi di Pigna, nel 1596. Claudia ebbe sicuramente un fratello di nome Cesare (nominato nell’Istromento dotale) e un Cesare Gironi di Monti è documentato come caporione nel 1613, mentre tra i conservatori del Senato romano nel 1618 compare un Cesare Gironi di Sant’Eustachio. Nel volume degli Stati d’Anime di San Marco del 1630-1650 (1633-1637 poco leggibili) compare un “Sig. Giulio Gironi Rom.” in casa propria (“In casa del S.r Giulio Gironi“) e il 3 gennaio del 1644 viene rogato il testamento dell’”Ill.mo D. Giulio Gironus” dal notaio Bernasconus della Curia Capitolina. A giudicare dalle date dovrebbe essere un nipote di Claudia.

Il 27 ottobre 1621 avviene l’apertura e la pubblicazione del testamento di “Claudia Gerona de Bufalis” (ASR, Trenta notai capitolini, Officio 10, Octavius Capogallus, Vol. 714, cc. 125r-127v). Dall’allegato Atto di morte compilato da don Virgilio di Goffredo, primicerio della città di Calvi di cui il figlio Gregorio del Bufalo era vescovo, si apprende che la signora Claudia Gironi moglie di Orazio del Bufalo era “passata da questa vita alli 25 d’Agosto prossimo passato 1621”, appunto a Calvi. Segue il testamento. “Claudia del fu Giulio Geroni” e “moglie del Signor Orazio del Bufalo”, in partenza da Roma, dispone di essere sepolta (“se morirò a Roma”) nella cappella della famiglia del Bufalo nella chiesa di Santa Maria in Via, senza alcuna pompa. Dichiara di avere “quatto figlie legittime e naturali dal mio amatissimo consorte; tutte monache professe”, a cui lascia “scudi 50 di moneta tra tutte”. Ai figli Gregorio (il vescovo di Calvi) e Francesco, Canonico di Santa Maria Maggiore e poeta dell’Accademia degli Umoristi lascia solo la legittima. Nomina eredi universali “eccetto li legati” di tutti i suoi beni mobili e immobili presenti e futuri i figli Camillo, Giovan Battista e Ottavio Benedetto.
Ma chi è la Faustina del ritratto? Dovrebbe essere una cognata (‘soror in lege’), ma le sorelle documentate del marito si chiamavano Porzia, moglie di Silvestro Cottardi, e Giulia, sposata con Giacomo Orsini (Venditti 2009), e non sappiamo se fossero sposati - e con chi - il fratello maggiore di Orazio, Francesco, caporione di Colonna nel gennaio-marzo 1610, e quello minore, cioè il terzogenito di Gregorio II del Bufalo e Cleria Mantica: Flaminio (Venditti 2009). Non dovrebbe essere della nobile famiglia del Bufalo la Faustina - citata senza il titolo di ‘Signora’ – nel registro dei Battesimi di San Marco al 25 febbraio 1614  come “Lacommare” di “Alfonzo figlio di Martio Gannasino (pittore) et di Mad.na Lavinia Pirardi nato adi 17 d.to nella Parrochia di S. Lorenzolo”. Il compare era Guido Reni!   

Nel clan del Bufalo di allora sono documentate almeno due Faustina: Faustina in realtà Capranica perché sua madre era Marzia del Bufalo (1527-1580) e il padre Angelo Capranica, e Faustina la minore delle tre figlie di Girolamo o Sebastiano del Bufalo (Venditti 2009, Tavola X, ramo di Giacomo II) e Caterina Paluzzi Albertoni, che sposò Giuseppe Agazzi. Entrambe risultano però sposate, rispettivamente nel 1584 e nel 1574, e dunque dovevano essere intorno ai quarant’anni nel 1604, e invece la giovane donna del ritratto - che sia o meno un ritratto di fidanzamento - appare al massimo ventenne. Comunque, la “mia Car:ma Sorella / La Sig:ra Faustina Dl / bufalo / Roma” ritratta da Claudia del Bufalo sarebbe una cognata o una cugina acquisita.

Come la letteratura, la musica e il ricamo, la pittura rientrava tra le attività dell’educazione di una fanciulla aristocratica ma - a giudicare dalla qualità del Ritratto - la del Bufalo deve aver raggiunto un livello di perizia professionale grazie all’insegnamento di un maestro aggiornato sui modi della ritrattistica ‘internazionale’ di Scipione Pulzone (Gaeta, 1544 c. - Roma, 18 o 19 febbraio 1598). Un confronto possibile è la serie di almeno sette ritratti di ‘belle’ romane dell’ultimo decennio di attività di Scipione, di cui quattro identificabili con quelli della collezione di lord Exeter a Burghley House, nel Lincolnshire.

Claudia del Bufalo si inserisce così nella categoria delle pittrici titolate, come la contessina Irene di Spilimbergo, che secondo la mitologia familiare era stata allieva di Tiziano, e la fiorentina Lucrezia Quistelli, allieva di Alessandro Allori e moglie del conte Clemente Pietra.

Pur essendo chiaramente leggibile, sulla base della colonna, il nome dell’autrice, il ritratto è stato a lungo erroneamente attribuito a un (ignoto) “Claudio” del Bufalo. L’errore si rileva già nell’inventario di Villa Borghese, antica sede dell’opera, redatto da Giacomo Manilli e datato 1650, a cui verosimilmente si riferisce il numero 6005 sulla tela, in basso a sinistra. L’errore viene ripetuto da Giovanni Giorgio Grevio nel Thesaurus Antiquitatum et historiarum Italia e pubblicato nel 1723 (Graevius 1723, t. VIII, parte IV, col. 43). Nel saggio del 1954 in cui pubblica il quadro, Paola Della Pergola fa riferimento al testo di “Domenico” (invece che Giacomo) Manilli e ne ripetela svista della lettura della firma. Della Pergola precisa che all’epoca il quadro era in “casa Hercolani-Borghese, a Palazzo Borghese, e devo alla cortesia della Principessa Santa Hercolani la fotografia che riproduco”, ma la ripetizione dell’errore di Manilli fa pensare che non avesse studiato il quadro di persona. Santa era nata Borghese (Île de France, 1 novembre 1897 - Roma, 13 aprile 1997) da Scipione X principe di Sulmona che fu un avventuroso viaggiatore, pilota automobilistico e politico, eroe della Prima guerra mondiale, e dalla contessa ungherese Ilona Appony de Nagy-Appony. Santa visse quasi cent’anni e col marito, principe Astorre Hercolani, ebbe sette figli, tutti con nomi che cominciavano con la lettera “A”! 

Nonostante gli errori, l’osservazione finale di Della Pergola è cruciale: “Non è certo questa l’unica esercitazione ritrattistica di Claudio (sic) del Bufalo, il quale doveva far parte dei familiari dei Borghese… ed essere parente di quel Camillo del Bufalo che nel 1652 era cavallerizzo maggiore del Cardinale Scipione. (Il nome anzi di questi, Camillo, potrebbe far pensare derivi da quello del pontefice) e che appare, con tale qualifica, in un conto di vari lavori eseguiti dal falegname G. B. Soria per i Palazzi Borghese”. Perchè Camillo era effettivamente il quarto figlio maschio di Orazio e Claudia del Bufalo e così abbiamo un solido indizio di come il quadro entrò nelle collezioni Borghese. Di Camillo sappiamo: cresimato nell’anno giubilare 1600 insieme a due sorelle, era tra i putti vestiti con cappotto nero di velluto sotto il ginocchio” che parteciparono alla Cavalcata del Possesso di Paolo V nel 1605, mentre il padre Orazio era tra i “40. Gentilhuomini Romani, tutti vestiti con robboni di velluto nero fino in terra alla Ducale & gualdrappe de loro caualli similmente di velluto” e i fratelli maggiori Pompeo e Francesco “più vicino a Sua Santità, & intorno alla sua chinea…” tra i ”30 Giovani nobili Romani d’età d’anni 18 in 20 nobilissimamente Vestiti con Calzette di seta bianca, scarpe bianche, collari ala Spagnola di trine d’oro, & di seta verde, Giubbone di tela d’Argento, Cappotto di raso negro… ” (Orlandi 1605, pp. non numerate). Fu caporione di Colonna e priore nel 1620. Fu conservatore del Campidoglio nel 1629 (aprile-giugno), nel 1646 (aprile-giugno, tenendo anche il senatorato fino al 18 giugno) e nel 1649 (ottobre-dicembre). Risulta del rione Campo Marzio nel 1629 e nel rione Regola nel 1646. Nel 1645 era tra i conservatori che restaurarono le mura cittadine per ordine di Innocenzo X (del Bufalo per parte di madre), come ricordato in una lapide “Nella cortina tra la settima e ottava torre dopo la porta S. Sebastiano verso quella S. Paolo” (Forcella 1879, p. 39 n. 49). Nel 1647 era vivente (Amayden 1910). Mercoledì 14 settembre 1650 “Passò all’altra vita il Signor Camillo del Bufalo, Maestro di Camera della Eccellentissima S. Donna Olimpia Panfilia” (Ruggieri 1651, p. 205). Francesco Calcaterra (La spina nel guanto, 2004) cita Camillo del Bufalo come al servizio dei Borghese (ABor, vol. 3946, p. 617). Giovanni Battista Soria (Roma, 1581 - 22 novembre 1651), ebanista collaboratore di Bernini in numerose imprese e camerlengo dell’Accademia di San Luca dal 1634 al 1640, completò i lavori alla Cappella Paolina in S. Maria Maggiore iniziati dal suo maestro Vittorio Roncone e, in particolare, per il cardinal nipote Scipione Borghese eseguì lavori per il restauro della sua chiesa titolare, San Crisogono, vari lavori di ebanisteria per la Villa Pinciana, per il ‘nuovo’ palazzo Borghese in Campo Marzio e, nel 1622,  per il catafalco eretto in S. Maria Maggiore, con figure modellate da Bernini, per la traslazione da S. Pietro delle spoglie di Paolo V, morto l’anno prima (Ringbeck 1989; Del Pesco 1998; Marchegiani 2018).

Il quadro è pervenuto nell’attuale collezione (Roma, arch. Dario Del Bufalo) attraverso una vendita Finarte, Roma 5 ottobre 1999, lotto n. 536, catalogo p. 130.

Nonostante la biografia dell’artista e l’identificazione della ritrattata siano ancora da investigare, inclusa l’occasione del ritratto stesso (Faustina non mostra anello di fidanzamento, né è adornata dei fiori tipici del fidanzamento come i garofani=amore casto o i fiori d’arancio delle spose), l’analisi stilistica lo riconduce ai modelli tardo cinquecenteschi della ritrattistica ufficiale, dove lo sfarzoso corredo di abiti, accessori e gioielli riprodotti analiticamente in quanto status symbol è il vero soggetto del quadro.

Questo ritratto non è l’unica opera ascritta a Claudia del Bufalo. Un inventario del novembre 1610 dei beni Savelli nel palazzo romano di Montesavello, rinvenuto e trascritto da Marina Carta e pubblicato da Luigi Spezzaferro nel 1985, riporta che nella “Galleria” (dunque nel luogo deputato a esporre i pezzi forti della collezione d’arte di famiglia) si trovavano: “Un andromeda legata allo scoglio di mano di Claudia del bufalo con cornice nere” (Cavazzini 2008, Barker 2021) e, accanto, “Un quadro grande di Claudia del bufalo, che rappresenta li omini mag.ri di casa Savelli”. Il capofamiglia dei Savelli era allora Paolo (Roma, 1571 - 21 luglio 1632), figlio di Bernardino I duca di Castelgandolfo e di Lucrezia dell’Anguillara, maresciallo di Santa Romana Chiesa e custode perpetuo del conclave, dal 1607 principe di Albano. Grazie al cardinale Silvio Savelli, entrò nella clientela Aldobrandini. Con l’elezione di Paolo V Borghese, nel novembre 1605 fu nominato generale delle armi di Ferrara, Bologna e Romagna e oratore imperiale presso il papa. Per questo ruolo di rappresentanza imperiale a Roma, Savelli svolse una funzione rilevante di mediazione culturale in particolare nel campo artistico, che si espresse negli scambi di opere d’arte tra la corte di Vienna e Roma e nella sua personale attività di mecenate: dalla musica alle arti visive (Mazzetti 2011). Fu il più importante committente di Orazio Gentileschi a Roma almeno dal 1613 e una lettera del 27 marzo 1615 di Pietro Guicciardini da Roma ad Andrea Cioli a Firenze attesta che, nel 1615 appunto, Gentileschi risiedeva a palazzo Savelli (“ha la parte e si intrattiene in casa del principe Savello” (Crinò-Nicolson 1961), prima di trasferirsi nelle Marche. È documentata nel marzo-aprile del 1620 l’esecuzione, da parte di Artemisia Gentileschi, di un “Ritratto della principessa Savelli” che è stato identificato con il dipinto, già nelle collezioni di Barbara Piasecka Johnson e di Edmund e Lily Safra, andato in asta da Sotheby’s, New York il 27 gennaio 2022, lotto n. 31. La dama raffigurata - che sfoggia un lussuoso abito di velluto nero ricamato d’oro - potrebbe essere proprio la moglie di Paolo Savelli, Caterina, nata pure Savelli (? dicembre 1588 -Albano? 4 ottobre 1638) e sua cugina prima. Peraltro, Paolo e il fratello minore (di madre diversa: Elena Savelli del ramo di Albano) Federico (1583 - Roma, 19 dicembre 1649) sposarono due sorelle, Caterina e Virginia (Ariccia, febbraio 1579 - ante ottobre 1655), figlie di Mario Savelli e Artemisia Savelli e ultime eredi della linea di Ariccia, secondo una politica matrimoniale strettamente endogamica. I matrimoni richiesero dispensa apostolica, essendo i coniugi in doppio quarto di parentela. Il matrimonio tra Paolo e Caterina, da cui nacquero due figli (Bernardino e Carlotta), fu celebrato nella primavera del 1601 (le pubblicazioni fatte nella chiesa parrocchiale di Santa Cecilia in Monte Giordano sono del 14 maggio 1601); quello tra Federico e Virginia, che resterà senza prole, il 13 giugno 1604.

Al momento manca un’ipotesi precisa circa le circostanze dell’ingresso in Casa Savelli dei due dipinti di Claudia del Bufalo ante 1610. Ma è interessante notare che negli stessi anni Scipione Borghese consultava il principe Paolo Savelli per scelte collezionistiche: in particolare il cardinal nipote chiese al Savelli la sua opinione sul fregio di Dosso Dossi con le Storie di Enea dei camerini di Alfonso d’Este, che nel maggio del 1608 fu trasportato da Ferrara a Roma. Nel secondo decennio del Seicento fu realizzata la decorazione della galleria dove si trovavano le due opere di Claudia del Bufalo. Scrivendo da Roma al fratello Federico a Ferrara (nov. 1613), Paolo Savelli menziona “prospettive” e “lavori grandi” che sperava di affidare allo Scarsellino. Ma mentre non si ha notizia di una trasferta romana di Scarsellino, dal 1614 i registri di conti di Casa Savelli riportano numerosi pagamenti a Giacomo Galli, fratello dello Spadarino. Il primo dicembre del 1615 i lavori dovevano essere conclusi perchè il Galli risulta dover versare la tassa relativa all’Accademia di San Luca in base alla stima di oltre 2.400 scudi fatta da Giovan Battista Ricci e Lorenzo Verri. 

Confido che gli ulteriori studi che sto conducendo aggiungeranno preziose informazioni sulla biografia e la produzione artistica di un’aristocratica pittrice ancora pressochè conosciuta.

Alessandra Masu


Fonti archivistiche e Bibliografia

Archivio della Valle-del Bufalo, a cura di Gianni Venditti, “Collectanea Archivi vaticani” (65), Città del Vaticano 2009, Tavole genealogiche, pp. 540, 544.

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ASR, Trenta notai capitolini, Officio 10, Octavius Capogallus, Vol. 714, cc. 125r-127v. Apertura e pubblicazione testamento di “Claudia Gerona de Bufalis”, 27 ottobre 1621.

Archivio del Vicariato di Roma, Stati d’Anime, S. Maria in Via, 18 (1610-13), ff.18v, 41r, 88v; lo stesso registro n. 18 reca la Visita del 1616 con Orazio e Claudia del Bufalo a f. 3 (non numerato). Gironi: Stati d’Anime, S. Marco, 2 (1630-1650), f. 49r. Faustina del Bufalo?: S. Marco, Battesimi 1614, f. 552r (“Adi 25 febraro 1614”).

Archivio segreto Vaticano, Fondo Borghese, 4173, Falegnami dal 1607 al 1623.

Archivio segreto Vaticano, Fondo Borghese, vol. 3946, p. 617.

ASR, Archivio Sforza Cesarini, Casa Savelli.

Teodoro Amayden, Storia delle famiglie romane, Roma Collegio Araldico, 1910, vol. I, pp. 187-191.

Giovanni Orlandi, Relatione della solenne caualcata fatta dalla santità di Nostro Signore Paolo papa quinto domenica domenica alli 6. di nouembre dal suo palazzo di San Pietro à San Giouanni Laterano…, appresso il Guidacci, Roma 1605.

Prospero Mandosio, Bibliotheca Romana, Francesco De Lazzaris, Roma 1692, parte II, pp. 165-166.

Vincenzo Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, Ludovico Cecchini, Roma 1879, vol. XIII, p. 39, n. 49.

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Sheila Barker, “Art as Women’s Work: the Professionalization of Women Artists in Italy, 1350-1800”, in By Her Hand, catalogo della mostra, Wadsworth Atheneum, Hartford, CT 2021-2022; Detroit Institute of Arts, Detroit, MI 2022, pp. 49-50.