Sofonisba Anguissola
Prima italiana a conquistare fama internazionale come artista, Sofonisba Anguissola fu attiva quasi esclusivamente come ritrattista, genere in cui divenne celeberrima. Il poeta e umanista Annibal Caro, scrivendo al padre della pittrice nel dicembre del 1558, dice di non desiderare nulla “più che l’effige di lei medesima, per poter in un tempo mostrare due meraviglie insieme, l’una dell’opera, l’altra della maestra” (Caro 1574-75).
Figlia di Amilcare Anguissola e Bianca Ponzone, Sofonisba è la maggiore di sette fratelli, di cui sei femmine tutte educate dal padre alle arti, alla musica e alle lettere. Quando Sofonisba ha poco più di dieci anni viene inviata dal padre, insieme alla sorella minore Elena, a bottega da Bernardino Campi, pittore di successo, dove rimane dal 1545 al 1549. A questo periodo iniziale risale il Ritratto di Sofonisba, eseguito da Campi e oggi alla Pinacoteca Nazionale di Siena, e l’Autoritratto (1552-1553) degli Uffizi, firmato “Sophonisba Anguisciola aet. suae anni 20”.
Un secondo perfezionamento avvenne presso Bernardino Gatti, detto il Sojaro, famoso ritrattista (Lancetti 1819). In questo periodo l’artista licenzia la sua opera forse più famosa, la Partita a scacchi della collezione Raczyński a Poznań, firmata “Sophonisba Angussola virgo Amilcaris filia ex vera effigie tres suas sorores et ancillam pinxit. MDLV”. Protagoniste sono le sorelle Lucia, Minerva ed Europa, sotto lo sguardo vigile dalla fantesca (forse Cornelia Appiani, che accompagnò Sofonisba in Spagna), dipinte “con tanta diligenza e prontezza, che paiono veramente vive, e che non manchi loro altro che la parola tanto ben fatti che pare che spirino e siano vivissimi” (Vasari 1568, V, p. 428). A lungo esposto nella sala di ricevimento di casa Anguissola a Cremona, insieme al Ritratto della famiglia dell’artista, oggi a Nivå, nel 1600 il quadro è a Roma, citato nell’inventario di Fulvio Orsini insieme all’Autoritratto alla spinetta (Napoli, Capodimonte), entrambi ereditati da Odoardo Farnese. Interessante notare che un altro personaggio dell’entourage Farnese, il miniatore dalmata Giulio Clovio, di Sofonisba possedeva una Sant’Orsola e il proprio Ritratto (collezione Federico Zeri, Mentana; già collezione Borghese come opera di Tiziano!), eseguito probabilmente nel 1556, quando Clovio e Sofonisba si sarebbero conosciuti a Parma. Rossana Sacchi segnala infatti la possibilità che la pittrice abbia soggiornato in quel periodo presso la corte Farnese e lì abbia potuto conoscere Clovio (Sacchi 1994). L’identità della figura femminile nella miniatura che Giulio Clovio tiene in mano è stata oggetto di discussione. La maggior parte degli studi recenti l’ha letta come un ritratto di Levina Teerlinc (Bruges, 1510 c. - Londra, 23 giugno 1576), la miniatrice fiamminga che era stata allieva di Clovio negli anni ‘40 del Cinquecento in Italia, e diventerà la ritrattista dei Tudor e in particolare di Elisabetta I d’Inghilterra, identificandolo con l’opera a lei attribuita nell’inventario allegato al testamento di Clovio redatto poco dopo la sua morte, il 3 gennaio 1578. Nel 2014 Annemie Leemans ha proposto una lettura molto più suggestiva e convincente: notando che il ritratto che tiene in mano Clovio non è finito, ha concluso che sia piuttosto un autoritratto di Sofonisba. In tal modo il quadro diventa una rievocazione dell’incontro dei due artisti e un doppio ritratto: quello di Sofonisba del maestro Giulio Clovio e quello che Clovio avrebbe fatto della giovane pittrice, durante la posa.
Nel corso dei suoi studi Sofonisba si appassiona alla fisiognomica, in particolare degli esiti di Leonardo; attira l’attenzione di Michelangelo e di Vasari che nel 1566 si reca a Cremona dove, in casa Anguissola, ha modo di apprezzare il dipinto con le “tre sorelle in atto di giocare a scacchi” e il ritratto del “signor Amilcare che ha da un lato una figliuola di lui[…] chiamata Minerva […] e dall’altro Asdrubale figliuolo”, dipinti tanti “ben fatti che pare che spirino e che sieno vivissimi” (Vasari 1568, V, p. 429). Vasari, che cita Sofonisba nelle due edizioni delle sue Vite, ricorda che il romano Tommaso Cavalieri mandò al duca Cosimo una “carta di Michelangelo [e] un’altra carta di mano di Sofonisba, nella quale è una fanciullina che si ride di un putto che piagne; perché avendogli ella messo inanzi un canestrino pieno di gambari, uno d’essi gli morde un dito” (Vasari 1568, IV, p. 403).
Al 1556 si data l’Autoritratto in miniatura (Boston, Museum of Fine Arts), un medaglione con lo sfondo verde nel quale Sofonisba si ritrae mentre regge tra le mani un monogramma con le lettere che compongono il nome del padre e, nella cornice, un’iscrizione in latino che recita: “La fanciulla Sofonisba Anguissola, raffigurata dalla sua stessa mano, da uno specchio, a Cremona”. Nel 1558 dipinge l’Autoritratto (Roma, Collezione Principi Colonna), restituitole solo nel 1998 (Safarik 1998), un raro esempio di pittura su carta che la pone tra i capolavori del periodo giovanile dell’artista (Sacchi in Cremona 1994; Piergiovanni in Madrid 2019, nn. 150 e 6). Probabilmente l’anno successivo licenzia l’Autoritratto al cavalletto del castello di Łańcut (Museum Zamek), dove si ritrae come donna virtuosa, in ossequio ai principi esposti ne Il libro del cortigiano di Baldassarre Castiglione.
Al periodo lombardo risale Il ritratto del poeta cremonese Giovanni Battista Caselli (Collezione privata, 1557-1558), un dipinto che dimostra l’integrazione di Sofonisba nel circolo degli intellettuali della sua città e la sua cultura umanistica. L’opera decorava il cubicolo dell’umanista Pietro Lanzoni, detto Il Tolentino, che aveva commissionato a Sofonisba e alla sorella Lucia la realizzazione di alcuni dei ritratti di uomini illustri del passato e del presente, secondo un’usanza del tempo (Ruiz Gómez 2019).
Nel 1559 Filippo II di Spagna invita Sofonisba a Madrid, tramite il duca d’Alba, governatore di Milano, presso cui la pittrice dimorava in quell’anno. A Madrid conquistò subito il favore dei sovrani grazie ai ritratti che eseguì della regina Isabella di Valois prima e dell’imperatore Filippo II poi, entrambi al Prado di Madrid. Il sovrano fu così impressionato dalla somiglianza di entrambi i ritratti da premiare la pittrice con una rendita annua di duecento scudi (Lancetti 1819), come ricorda anche Vasari: “costei essendo poi stata condotta, come si disse di sopra, dal signor duca d’Alva al servigio della reina di Spagna, dove si truova al presente con bonissima provisione e molto onorata, ha fatto assai ritratti e pitture che sono cosa maravigliosa” (Vasari 1568, IV, p. 403).
Nei circa dieci anni di vita castigliana, Sofonisba ricopre il ruolo di dama di compagnia e insegnante d’arte della regina Isabella ed esegue molti ritratti, di cui si ricordano: Isabella di Valois con il ritratto di Filippo II (1561-1565), il ritratto di Filippo II (1565) e il ritratto della Regina Anna d’Austria (1573), tutti conservati al Prado di Madrid. Nel 1561, tramite il nunzio apostolico, invia a papa Pio III “un ritratto di [mia] mano della maestà della reina mia signora. E come che io accettassi questa impresa in singolare grazia e favore, avendo a servire alla Beatitudine Vostra, ne dimandai licenza a sua maestà, la quale se ne contentò molto volentieri, riconoscendo in ciò la paterna affezione che Vostra Santità le dimostra, et io con l’occasione di questo cavaliero gliene mando. E se in questo averò sodisfatto al disiderio di Vostra Santità, io ne riceverò infinita consolazione, non restando però di dirle che se col pennello si potesse così rappresentare agl’occhi di Vostra Beatitudine le bellezze dell’animo di questa serenissima reina, non potria veder cosa più maravigliosa. Ma in quelle parti, le quali con l’arte si sono potute figurare, non ho mancato di usare tutta quella diligenza che ho saputo maggiore, per rappresentare alla Santità Vostra il vero” (Vasari 1568, V, p. 429).
Nel 1568, proprio l’anno dell’uscita delle Vite vasariane che ne consacrano la fama, la regina Isabella muore delle conseguenze di un parto difficile e Sofonisba, che ha quasi trentanove anni, entra in una grave crisi personale. Dopo l’arrivo della quarta moglie, Anna d’Austria, e l’inasprimento dell’etichetta che regolava la Casa della Regina, la pittrice considera il matrimonio. Tra i vari candidati, che dovevano essere approvati dal re, preferì il cadetto siciliano di origine spagnola, Fabrizio Moncada, fratello del viceré di Sicilia, Francesco II. In occasione delle nozze, nel 1573, la regina le donò un abito decorato di perle del valore di 900 scudi, il re le concesse una dote di dodicimila scudi e stabilì un censo di 1000 scudi all’anno sulla dogana di Palermo (Lancetti 1819).
Morto precocemente il marito nel 1578, annegato nei pressi di Capri nel corso di un attacco piratesco, e il cui corpo non fu mai trovato, Sofonisba dipinse in sua memoria, come attesta un atto notarile del 1579, una pala d’altare per la chiesa dell’Annunziata di Paternò raffigurante la Madonna dell’Itria, cui il casato dei Moncada era molto devoto.
La pittrice decide quindi di fare ritorno in patria, a Cremona. Sulla nave incontra il capitano di una galea della Repubblica di Genova, Orazio Lomellini, che sposa (contro il parere del fratello Asdrubale), e con il quale si stabilisce in Liguria. Mentre la Vita di Vasari si era fermata alla corte madrilena, nelle sue ‘aggiunte’ rimaste inedite fino al 2021 Gaspare Celio segue la pittrice a Genova, dove la fa erroneamente morire, per di più in disgrazia: “et finì miseramente” (Celio 2021, p. 247). Invece Sofonisba è documentata a Genova sicuramente nel 1584, in piena attività e ricevendo con larga ospitalità artisti e letterati famosi e, nel 1615, torna in Sicilia con il secondo marito. Il 12 luglio 1629 le rende visita a Palermo, nella casa presso la chiesa di Santa Maria del Piliere, Anton van Dyck, spinto dalla fama dell’artista, cieca ma in buona salute nonostante l’età veneranda, “avendo ancora la memoria et il cervello prontissimi” (Lancetti 1819).
Morì a Palermo probabilmente l’anno seguente e fu sepolta nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi.
L’educazione e l’apprendimento sono stati i temi principali della produzione artistica di Sofonisba. In opere quali La partita a scacchi, o gli autoritratti con i libri in mano, o nell’atto del dipingere, la pittrice dimostra quanto abbia saputo sfidare le convenzioni sull’educazione delle giovani donne del Rinascimento (Cole 2020) e la pongano come una delle indiscusse pioniere del percorso di emancipazione culturale e sociale femminile.
Consuelo Lollobrigida
Fonti e Bibliografia
Annibal Caro, De le lettere familiari del Commendatore Annibal Caro, 2 voll., Venezia 1574-1575.
Giorgio Vasari, Vita di Madonna Properzia de’ Rossi scultrice bolognese (IV, pp. 399-405) e Vita di Benvenuto Garofalo e di Girolamo da Carpi pittori ferraresi e d’altri lombardi (V, pp. 427-429), in Le vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori, nelle redazioni del 1550 e 1568, a cura di Rosanna Bettarini e Paola Barocchi, Sansoni, Firenze 1976.
Gaspare Celio, Le vite degli artisti. Compendio delle Vite di Vasari con alcune altre aggiunte, a cura di Riccardo Gandolfi, Olschki, Firenze 2021, pp. 244, 247.
Vincenzo Lancetti, Biografia cremonese, Milano, G. Borsani, 1819, vol. 1, pp. 250-60.
Mina Gregori (a cura di), Sofonisba Anguissola e le sue sorelle, catalogo della mostra (Cremona, 6 settembre - 11 dicembre 1994; Vienna, Gemäldegalerie, gennaio-marzo 1995; Washington D.C., National Museum of Women in the Arts, aprile-giugno 1995), Milano Leonardo Arte, 1994.
Eduard Safarik (a cura di), Galleria Colonna in Roma. Dipinti, Roma 1998, p. 13, fig. 9.
Annemie Leemans, “Tra storia e leggenda. Indagini sul network artistico tra Sofonisba Anguissola, Giulio Clovio e Levina Teerlinc”, in Intrecci d’arte n. 3 - 2014, pp. 35-55.
Leticia Ruiz Gómez (a cura di), A tale of two women painters, catalogo della mostra (22 ottobre 2019 – 2 febbraio 2020), Museo Nacional del Prado, Madrid 2019.
Mauro Natale, Palazzo Colonna: gli appartamenti della Principessa Isabelle. Catalogo dei dipinti, Roma 2019.
Michael Cole, Sofonisba's Lesson: A Renaissance Artist and Her Work, Princeton University Press, 2020.
Cecilia Gamberini, Sofonisba Anguissola, in Le Signore dell’Arte. Storie di Donne tra ’500 e ‘600, catalogo della mostra, Milano, Palazzo Reale 2021, Skira, Milano 2021, pp. 98-108 e schede 1.4-1.12, pp. 278-284.
Sheila Barker, Art as Women’s Work: the Professionalization of Women Artists in Italy, 1350-1800 in By Her Hand, catalogo della mostra, Wadsworth Atheneum, Hartford, CT 2021-2022; Detroit Institute of Arts, Detroit, MI 2022, pp. 43-51; Ibidem, schede nn. 1-5 e 7-8 di Oliver Tostmann, n. 6 di Joaneath Spicer, n. 9 di Lara Lea Roney, pp. 53-71.
Scheda biografica “Anguissola Sofonisba” in Centro di documentazione delle donne artiste di Bologna: https://www.cittametropolitana.bo.it/pariopportunita/Anguissola_Sofonisba