Diana Mantovana

Diana Mantovana, detta Scultori o Ghisi (da Giulio Romano), La continenza di Scipione, post 1570.jpeg

Diana Scultori o Ghisi, detta Diana Mantovana

Mantova, 1547 - Roma, 1612

La continenza di Scipione, ante 1575.

Diana intaglia anch’ella tanto bene, che è cosa maravigliosa: et io che ho veduto lei, che è molto gentile e graziosa fanciulla e l’opere sue, che sono bellissime, ne sono restato stupefatto” (Vasari 1568, VI, p. 498).

Così Giorgio Vasari descrive brevemente Diana Mantovana durante il faticoso viaggio intrapreso nel 1566 per aggiornare Le Vite de’ Pittori, scultori et architettori, pubblicate la prima volta nel 1550 da Torrentini e nelle quali era già presente la vita della scultrice Properzia de’ Rossi.

È soltanto nell’edizione successiva del 1568 che Vasari aggiunge Diana Ghisi, la pittrice suor Plautilla Nelli, Antonia di Paolo di Dono (la figlia di Paolo Uccello), Sofonisba Anguissola e Barbara Longhi.

Diana nasce a Mantova nel 1547 da Giovan Battista Scultori disegnatore, stuccatore e, a partire dal 1537, incisore presso la corte dei Gonzaga. Nella bottega paterna viene educata al disegno e all’incisione di traduzione.

Nota come Diana Ghisi e Scultori, sembrerebbe che il primo appellativo derivi da Vasari che confuse Giorgio Ghisi, collaboratore di Giovan Battista, con uno dei figli. Il cognome Scultori, utilizzato dalla critica successiva, potrebbe derivare dalla professione del padre che risulta nato come Giovan Battista De’ Spinchieris (Rebecchini 2002). Questo, infatti, non venne mai adottato da Diana per firmare le proprie opere né appare in documenti che la riguardano (Pagani 1992).

Diversamente dal padre Giorgio, che fu attivo a Mantova come collaboratore di Giulio Romano nel cantiere di Palazzo Te, Diana decise di stabilire la propria attività di incisore a Roma, presso via della Scrofa, dove visse insieme al marito, l’architetto Francesco Capriani da Volterra, probabilmente a partire dal 1570 circa (ASR, Atti Romauli, 30 Notai Capitolini, off. 30, vol. 28 fol. 242v-245r). Qui Diana “operò altre certe carte, ch’erano lavori del marito, alcune altre molto belle, le cui invenzioni sono di Giulio Romano” (Baglione 1642, p. 46), come La continenza di Scipione.

Artista brillante, consapevole delle sue abilità tecniche e, allo stesso tempo, del clima vitale e competitivo della Roma di quegli anni, Diana giunse nella Città Santa provvista di una serie di lastre per contribuire attivamente all’impresa di famiglia. Inoltre, al fine di tutelare la proprietà intellettuale e materiale delle sue opere, chiese e ottenne da papa Gregorio XIII (1572-1585) il diritto di firmare le proprie lastre per dieci anni. A conferma di ciò il documento datato 5 giugno 1575, redatto da Cesare Glorieri, nel quale vengono tutelate cinque stampe (ASV, Arm. 42,  vol. 28. Fol. 213r-v). Tra queste Cristo e l’Adultera, il Convivium Deorum e la Marcia dei cavalieri, tutte derivate da opere di Giulio Romano. La Natività e il San Girolamo furono incise da disegni di Giulio Clovio e Daniele da Volterra.

A rafforzare lo status di Diana a Roma contribuì certamente la rete di relazioni che i due coniugi riuscirono a tessere con artisti come Durante Alberti, padrino del figlio Giovanni Battista, e con il pregevole incisore Cherubino Alberti, cugino di Durante. Fu proprio Cherubino a realizzare un bellissimo ritratto di Diana presentata come ”Diana Mantuana, Civis Volaterana”. Difatti, fu questo il modo in cui l’artista scelse di firmare le sue opere a partire dal 1579. Da notare che la sorella di Cherubino, suor Elisabetta Alberti (nata il 21 giugno 1555), si dedicava anch’essa all’incisione.

Poco dopo, nel 1580, Diana Mantovana fu nominata membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon (Witcombe 2004).

Tra i suoi primi lavori a Roma ricordiamo la raffinata Voluta Ionica di un capitello composito (1576) incisa da un disegno di Francesco Capriani, all’epoca architetto papale e a capo di una scuola di architettura. L’opera è accompagnata da una rara dedica in latino: “Volutam hanc e veteri Capitello compositi ordinis columnae numidici lapidis/ Divi Petri in Vaticano per Baptistam de Petra Santa et Franc(ciscu)m Volterranu(m) ad communem huiusce artis studiosoru(m) utilitate(m) formatam./ Diana Mantuana eiusdem Fran(cis)ci uxor Romae incidebat. MDLXXVI” (Lincoln 1997, p. 1101, nota 1).

Da “altre carte” del marito fu inciso un “capriccioso lunario, che ha i caratteri del Cielo e le Mutationi del tempo tutte figurate e sotto Sisto V al meridiano di Roma è calculato" (Baglione 1646, p. 48). Tra queste tipologie emerge un calendario da parete, abbastanza raro, realizzato per l’anno 1581 e firmato da Diana. Il calendario non mostra nessun tipo di relazione con quelli disegnati da Francesco Capriani e potrebbe essere invenzione della stessa artista. Un altro Lunario, realizzato dai coniugi per l’anno 1586, è invece conservato in un volume di stampe religiose e popolari il cui significato è tuttora oggetto di studio (Pagani 1991).

Tra gli artisti coevi, Diana rivolse particolare attenzione a Raffaellino da Reggio, l’ultimo grande allievo del maestro Raffaello dopo Giulio Romano, collaboratore del marito Francesco Capriani prima a Guastalla, presso la corte di Cesare Gonzaga, e poi a Roma al servizio degli Este. L’incisione con la Vergine col Bambino e San Giovannino è stata inizialmente messa in relazione con il dipinto di Raffaellino da Reggio conservata al National Museum di Varsavia (inv. 750). Evidenti differenze tra incisione e dipinto fanno ipotizzare che il prototipo sia da identificare con un disegno preparatorio andato perduto (Girondi 2012.)

Di Raffaellino, Diana incide altri cinque soggetti fra i quali si distinguono l’Apparizione della Vergine ai Santi Chiara e Bartolomeo e l’Ecce Homo.

La fama di Diana crebbe a tal punto che le sue opere divennero a loro volta fonte di ispirazione. Si pensi alla collega Antoinette Bouzonnet Stella (1641 - 1672), nipote del noto incisore francese Jacques Stella, le cui lastre furono messe in vendita “as Roman Cavalieri in the manner of Diana Scultori“ (Hansard-Weiner 2010).

La sua maestria nel campo incisorio è associata alla capacità di saper spaziare lungo un secolo di pittura, partendo dal Quattrocento per giungere ai suoi contemporanei (Borea 2009).

Una sua incisione, datata 1585, fu utilizzata per restaurare la smembrata Annunciazione del Signorelli realizzata per la Confraternita della Vergine Maria di Volterra, come attesta Ippolito Cigna nelle sue Notizie delle Pitture e Sculture di Volterra del 1740-41 (Henry 1998).

La Visitazione e la Deposizione, entrambe datate 1588, si possono considerate i suoi ultimi bulini (Bellini 1991). Infatti, dal 1588 al 1612, anno della sua morte, non si ha più notizia di sue opere. Alcuni studiosi hanno attribuito questa lacuna a problemi di salute, secondo altri la fama di Diana e, soprattutto, lo status economico raggiunto insieme al marito, le permisero di ritirarsi dall’attività (Lincoln 2000).

Annalisa Rinaldi


Fonti archivistiche e Bibliografia

Archivio Segreto Vaticano, Arm. 42,  vol. 28. Fol. 213r-v.

Roma, Archivio di Stato, 30 Notai Capitolini, off. 30, Romauli, vol. 28, fol. 242v-245r.

Giorgio Vasari, Vita di Diana Ghisi Scultori, in Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, 1568, V, p. 418; VI, p. 498.

Giovanni Baglione, Vita di Francesco Volterra, in Le vite de' pittori, scultori, architetti, ed intagliatori, dal pontificato di Gregorio 13. del 1572. sino a 'tempi di papa Urbano 8, 1642.

Valeria Pagani, “A Lunario for the years 1584-1586 by Francesco da Volterra and Diana Mantovana”, Print Quarterly, Vol. 8, No. 2 (June 1991), pp. 140-145.

L’opera incisa di Adamo e D. S., (a cura di) P. Bellini, Vicenza 1991, pp. 30 s., 162-283.

Valeria Pagani, “Adamo Scultori and Diana Mantovana”, in Print Quarterly, 1992, vol. 9, pp. 72-87.

Evelyn Lincoln, “Making a Good Impression: Diana Mantuana's Printmaking Career”, in Renaissance Quarterly, Vol. 50 ( Winter 1997), No. 4, pp. 1101-47.

Tom Henry, “New Documents for Signorelli's 'Annunciation' at Volterra”, in The Burlington Magazine, July, 1998, Vol. 140, No. 1144 (Jul., 1998), pp. 474-478.

Evelyn Lincoln, The invention of the Italian renaissance printmaker, New Haven 2000, pp. 111-145, 176-181, 189.

Guido Rebecchini, “Sculture e scultori nella Mantova di Giulio Romano. 1. Bernardino Germani e il sepolcro di Pietro Strozzi (con il cognome di Giovan Battista Scultori)”, in Prospettiva, 2002, n. 108, pp. 65-79.

Christopher L.C.E. Witcombe, Copyright in the Renaissance. Prints and the privilegio in sixteenth-century Venice and Rome, Leiden-Boston 2004, pp. 181-186.

Evelina Borea, Lo specchio dell’arte italiana: stampe in cinque secoli, Pisa 2009, I, pp. 188-190.

Antoinette Bouzonnet Stella's “Entrance of the Emperor Sigismund into Mantua”, National Museum of Women in the Arts, (ed.) Sonja Hansard-Weiner - Spaightwood Galleries, Early Modern Women, Vol. 5 (Fall 2010), pp. 269-27.

Giulio Girondi, “Diana Mantovana’s Virgin and Child with St John the Baptist”, in Print Quarterly, 2012, vol. 29, pp. 297-299.

Rita Bernini, Diana Scultori detta Diana Mantovana, in Le Signore dell’Arte. Storie di Donne tra ’500 e ‘600, catalogo della mostra, Milano, Palazzo Reale 2021, Skira, Milano 2021, pp. 234-239 e schede 4.1-4.5, pp. 334-336.

Eve Straussman-Pflanzer, Diana Scultori, in By Her Hand, catalogo della mostra, Wadsworth Atheneum, Hartford, CT 2021-2022; Detroit Institute of Arts, Detroit, MI 2022, schede nn. 10-11, pp. 72-75.

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Claudia del Bufalo