Maddalena Corvini
Figlia di Enrico e di Caterina Castelli (Hoogewerff 1936), Maddalena Corvini nasce a Roma in una famiglia di artisti e scienziati. Il nonno materno era il pittore di origini fiamminghe Frans van De Casteele (Bruxelles, 1540 - Roma, 23 ottobre 1621), meglio noto come Francesco Castelli, che si era trasferito nell’Urbe nei primi anni del pontificato di Gregorio XIII (Dacos 1978). Il padre era il miniatore e naturalista fiammingo Hendrik de Raef, a Roma dagli anni novanta del XVI secolo, dove aveva italianizzato il nome in Enrico Corvino e aperto un laboratorio, poi celebre farmacia “all’insegna dell’aquila reale”, in via del Governo Vecchio, proprio dietro la Chiesa Nuova. In questo luogo si tenevano spesso riunioni scientifiche e da qui eruditi e curiosi partivano per passeggiate naturalistiche nella campagna romana. Fu probabilmente da un’esigenza di catalogazione che si formò, in seno alla famiglia, un’intera generazione di miniaturisti di cui Maddalena fu la più virtuosa. Terzogenita di Enrico e Caterina, che ebbero altri due figli - Giovanni, botanico, e Francesco, esperto miniatore di insetti e farfalle - poco è dato sapere della formazione di Maddalena, anche se sembra poco probabile un ipotetico apprendistato con Guido Reni (Michel 1995). Indiscusso fu il suo straordinario successo, testimoniato, tra l’altro, dal ritratto eseguito nel 1636 da Claude Mellan, di cui si conserva anche il disegno nel Museo nazionale di Stoccolma (Wengström 1924), insieme a quello di Virginia da Vezzo e Anna Maria Vaiani, e dalla sua presenza, tra il 1651 e il 1655, nell’Accademia di San Luca.
Nel 1659, insieme a Giovanna Garzoni, Jean de Saillant e ad Antonio Maria Antonozzi, Maddalena è citata tra i miniatori “amorevoli” di Cassiano dal Pozzo; fu proprio Cassiano a introdurla a papa Urbano VIII che le commissionò un disegno raffigurante Urbano VIII che celebra messa, già sul mercato antiquario ma ora di ubicazione sconosciuta.
L’artista è menzionata insieme a Plautilla Bricci nella decorazione dello stipo di Antonio degli Effetti il cui complesso programma iconografico è descritto nello Studiolo di pittura nella Galleria della Ricchezza, un tempo collocato nel suo palazzo romano e decorato da ben sessantasei artisti contemporanei.
Il corpus della pittrice conta oggi pochissime opere, anche se le fonti la ricordano come una “miniatrice eccellente” (Baldinucci 1681): la miniatura raffigurante la Madonna con il Bambino, firmata e datata al 1640 della Galleria Palatina; il foglio mutilo (MS Lat. liturg. a.8*, f. 2) della Bodleian Library di Oxford, probabilmente risalente al 1655 e che sarebbe della stessa mano di altri due libri liturgici della cappella Sistina; il piccolo dipinto di Giovane gentiluomo, attualmente conservato nella collezione Sgarbi; una Madonna Lactans, in collezione privata romana; una Santa Caterina, passata in asta Wannenes nel dicembre 2019. Nell’Inventario della Guardarobba del cardinale Flavio Chigi redatto il primo maggio 1692, nel Palazzo di piazza SS. Apostoli, è citato: “Un Quadretto d’un pmo, cornice d’ebano nero, e fregio di Tartaruga, con due figure miniate in Cartapecora, una con un libro in una mano, et un freno di Cavallo nell’altra, e l’altra figura, con le mani appoggiate alle guancie, mano di Madalena Corvini” (Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Segreto Vaticano, Fondo Chigi, 1805, f. 54, 12). Nella collezione Ruffo figurava una Madonnina col puttino, miniatura in pergamena, “che va all’ingastro del capizzale d’argento fatto da Innocenzo Mangani”, forse da identificare con il “capezzale d'argento addorato” che era stato lasciato in eredità da Antonio Ruffo a Calogero Ruffo e Colonna, principe della Scaletta (Accascina 1974). L’entratura messinese fu probabilmente favorita dallo zio Pietro, fratello della madre, uomo erudito che nel 1634 si era trasferito nella città siciliana per esercitare la professione di medico e dove fondò il locale orto botanico, di cui si prese cura fino alla morte avvenuta nel 1661 (Arenaprimo 1901). Allo stesso modo, lo zio Pietro dovette facilitare l’ingresso di Caterina presso le più importanti famiglie romane. Nelle lettere dedicatorie dei suoi libri troviamo i più grandi nomi della nobiltà romana: il cardinale Odoardo Farnese, il cardinale Francesco Barberini, i Borghese, Cassiano Del Pozzo.
Segno del successo professionale di Maddalena Corvini è la sua comprovata agiatezza, documentata da due episodi eloquenti: un prestito di 100 scudi che eroga nel 1654 con interessi del 7%, e il testamento della madre. In quest’ultimo, rogato nel 1641, Caterina Castelli Corvini dichiara che “Maddalena mia figlia con le sue industrie, e virtù di pittura ha guadagnato l’infrascritte cose videlicet: Dui candelieri d’argento. Una fruttiera d’argento. Un smucholatore d’argento. Un succhietto d’argento. Una guaina con cuchiaro e forchetta d’argento cortello e forcina di ferro da trinciare con i suoi manichi d’argento. Un schrignio d’hebbano intresiato d’avorio. Un calamaio, e pulverino d’argento con altri ordigni dentro detto scrigno. Un studiolo d’hebbano intarsiato d’avorio. Un gioiello di diamanti stimato scudi ottanta. Un orologio con sua coperta di cristallo di montagna. Un paio di smaniglie d’oro di peso di scudi venti. Una collana d’oro di peso di scudi venti incirca, e dui medaglioni d’oro di peso di scui trenta due quali furono dati in pegno al Sig.r Pietro Paolo Poggioli assieme con scudi cinquanta di moneta e consegnatili e pagatili per Stefano e Pietro Castelli i miei fratelli carnali per mercede della revisione dei conti per la lite che everte tra detti miei fratelli e signori Rivaldi e se bene la ricevuta è fatta in faccia mia non di meno hora dichiaro, che sono di detta Maddalena mia figlia parimenti acquistatesi con la virtù della pittura. Item scudi cinquanta di moneta d’oro di peso in tutto di scudi trenta due di moneta et un doblone di scudi dodici di moneta, che sono pure nel mio suddetto studiolo. Item canne quattro e mezzo drappo di capelline con fiori grandi d’argento, che sta nella mia cassa e come ho detto di sopra il tutto acquistato con la suddetta sua virtù della pittura, come sanno benissimo tutti di casa. Pertanto voglio, e comando che nessuno degli miei eredi possino sopra di ciò pretendere cosa alcuna e chi farà il contrario li privo del comodo della mia eredità”.
Esecutore testamentario fu Cassiano, denominato “particolarissimo padrone”, a dimostrazione di una amicizia profonda tra il prelato e le Corvini, ma anche di un incoraggiamento di indipendenza e protezione messo in atto con grande lucidità da Caterina. Maddalena fu in grado quindi “con la virtù di pittura” di mettere da parte un bel patrimonio, costituito principalmente da luoghi di monte. Riuscì a gestire i suoi beni in totale autonomia e a non sposarsi. Ebbe anche delle allieve, tra le quali si ricorda Anna Angelica Allegrini, sorella del più famoso Flaminio.
Consuelo Lollobrigida
Fonti archivistiche e Bibliografia
ASR, 30 notai capitolini, ufficio 37, vol. 169, f. 105; Notai del tribunale dell’Auditor Camerae, vol. 6727, f. 311.
ASR, 30 notai capitolini, ufficio 9, testamenti, vol. 9, f. 611.
ASR, Notai del Tribunale dell’Auditor Camerae, Testamenti, vol. 40, f. 202, testamento di Caterina Castelli Corvini del 9 agosto 1641, aperto il 18 novembre 1668.
Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Segreto Vaticano, Fondo Chigi, 1805, f. 54, 12.
Filippo Baldinucci, Notizie de’ professori del disegno...[1681], III, Firenze 1847, p. 543.
Giuseppe Arenaprimo, Argenterie artistiche messinesi del secolo XVII, in Arte e storia, t. 20, Firenze 1901, fasc. 1-2, pp. 4-5, nota 5.
Gunnar Wengström, Claude Mellan, in The Print Collector's Quarterly, XI [1924], pp. 12 s., 26, 38, tavv. II, III.
Goffredo Giovanni Hoogewerff, Henricus Corvinus (Hendrick de Raeff van Delft), in Mededelingen van het Nederlands Historisch Instituut te Rome, VI (1936), 2, pp. 36, 102.
Otto Pächt - Jonathan G. Alexander, Illuminated manuscripts in the Bodleian Library Oxford, 2, Italian School, Oxford 1970, p. 101, tav. LXXXIV.
Angela Daneu Lattanzi, I manoscritti e incunaboli miniati italiani della Biblioteca Bodleiana nel catalogo di O. Pächt e J. J. G. Alexander, in Bollettino d’Arte, LVII (1972), Serie V, fasc. 1, p. 54.
Maria Accascina, Oreficeria di Sicilia, Palermo 1974, p. 318.
Nicole Dacos, Francesco di Castello, ad vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 21, 1978.
Gli Uffizi, Catalogo generale, Firenze 1979, p. 1168, fig. 5.
Silvia Meloni Trkulja, Corvini Maddalena, in DBI, Vol. 29, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1983.
Olivier Michel, “Maddalena Corvina e i suoi”, in Strenna dei Romanisti, 56 (1995), pp. 399-407.
Elena De Laurentiis - Emilia A. Talamo, Codici della Cappella Sistina. Manoscritti miniati in collezioni spagnole, Campisano Editore, Roma 2010, pp. 29-56.
Consuelo Lollobrigida, “Women Artists in Casa Barberini: Plautilla Bricci, Maddalena Corvini, Artemisia Gentileschi, Anna Maria Vaiani, and Virginia da Vezzo”, in Artemisia Gentileschi in a changing light a cura di Sheila Barker, Harvey Miller Publishers, Turnhout, Belgium 2017, pp. 119-130.
Gabriella Bocconi, Maddalena Corvina, in Le Signore dell’Arte. Storie di Donne tra ’500 e ‘600, catalogo della mostra, Milano, Palazzo Reale 2021, Skira, Milano 2021, pp. 242-245 e schede 4.7-4.9, pp. 337-338.
Getty Provenance Index, ad vocem.