Virginia da Vezzo

Virginia da Vezzo



Velletri, 24 giugno 1600 - Parigi, 18 ottobre 1638

Claude Mellan
Ritratto di V. da Vezzo, 1626 c.

Benché non siano ancora del tutto chiarite le vicende biografiche, soprattutto quelle relative all’infanzia, e problematica risulti essere la ricostruzione del suo catalogo, Virginia Vezzi, o da Vezzo, è una delle artiste più rappresentative della prima metà del Seicento romano e francese, come non avevano mancato di notare già i suoi contemporanei.

Nata il 24 giugno 1600 a Velletri, un paese sui Colli Albani non molto distante da Roma, da Pompeo piccolo proprietario terriero, e Plinia Ferri levatrice, Virginia riceve il sacramento del battesimo il 25 giugno, come riportato nel suo atto dove si annota che “nata fuit die 24 eiusdem mensis filia ex pompei de vezzi et plina de fabio et troiana coniugibus//que baptizata fuit […] et nomen imposuit Virginia” (ASDV, Registro dei Battesimi 1593-1604, foglio 88). Quattro anni prima nella stessa cattedrale era stata battezzata Francesca, la sorella maggiore, e nel 1606 lo sarà l’ultimogenito, Francesco Geronimo. Nel 1605 la troviamo, una prima volta, a Roma, quando riceve il sacramento della cresima in San Giovanni in Laterano (ASDV, Registro delle Cresime 1601-1608); una seconda, nel 1611, in occasione della cresima del fratello e quando la famiglia viene censita nel territorio della parrocchia di San Nicola in Arcione. A questa data va quindi stabilito il trasferimento definitivo a Roma, favorito forse dalla professione della madre e dal desiderio di offrire maggiori opportunità a Virginia che, sin da piccola, aveva dimostrato attitudine alla pittura.

Secondo una accreditata tradizione storiografica (Theuli 1644), Virginia avrebbe ricevuto i primi rudimenti della pittura dal padre, anche se sembra più probabile che un insegnamento più strutturato le fosse stato impartito da Marco Tullio Montagna (Velletri, 1594 c . - 1649), un pittore della cerchia del Cavalier d’Arpino, giunto a Roma prima del 1616 e residente nella stessa parrocchia dei da Vezzo, ovvero San Nicola in Arcione (Borsoi 2011). Il perfezionamento più importante avvenne nella bottega di Simon Vouet, come aveva notato già Cassiano dal Pozzo (Anselmi 2004). Vouet era a Roma dal 1618 circa, dove, grazie a una pensione di 400 franchi concessa da Luigi XIII (Félibien 1725), ebbe modo di studiare la rivoluzione caravaggesca e di formulare un linguaggio più eclettico definito dai nuovi stilemi barocchi e un rinforzato classicismo accademico. Il risultato fu la costituzione di una nuova koinè linguistica che caratterizzò gli anni ’20 del ‘600 e le tendenze dell’Accademia di San Luca, di cui Vouet fu Principe nel 1624. Nel 1625 Virginia è iscritta all’Accademia di San Luca, presentando come pièce d’introduction (Michel 1992) la Giuditta ora nel Musée des Beaux-Arts di Nantes. Se l’ingresso in Accademia fosse stato più o meno favorito da Vouet rimane oggetto di speculazioni teoriche; è invece certo che Vouet “vedendo belli i suoi lavori et lei bellissima” (Theuli 1644, p. 206) se ne innamorò e il 21 aprile 1626 la sposò nella parrocchia di San Lorenzo in Lucina.

Circa un anno dopo la coppia, con la figlia primogenita Francesca (nata il 9 marzo del 1627), e i genitori di Virginia, lasciò Roma per trasferirsi a Parigi, convocati con un brevet royal (23 dicembre 1626) da Luigi XIII, che invitava Vouet a tornare “d’Italye pour le servir en ses batiments“ come primo pittore di corte e suo maestro di disegno (Félibien 1725).

A Parigi, Virginia continua a dipingere. Nel 1644 lo storico Bonaventura Theuli la definisce “famosissima pittrice della Regina di Francia” (Theuli 1644, p. 202); Isaac Bullart scrive: “Nous avons dit que sa femme Virginia estoit aussy bien versée en l’art ... mais ce qu’on estime le plus ce sont des desseings qu’elle a faits de son invention ... et ravissent d’amiration...” (1682), e per André Félibien “estoit intelligente dans la peinture” e “faisait profession par les soins che Vouet en avait pris” (1725, III, p. 394). Il lavoro a servizio di Luigi XIII è sottolineato anche da Bullart quando ricorda che “eut souvent l’honneur de travailler en la présence du Roy et de recevoir de sa bouche le louanges dues aux ouvrages de sa belle main” (1682). Notata da Maria de’ Medici e dal cardinale Richelieu, Virginia fu sostenuta nell’iniziativa di organizzare una scuola di disegno dal vero destinata alle ragazze della corte, raggiungendo in circa dieci anni una meritata fama per il suo indiscusso talento, comprovato anche dalla collaborazione alle opere del marito.

La reputazione raggiunta, e non certo solo di riflesso dovuto al matrimonio, la fece immortalare assieme al marito in una medaglia, poi riprodotta in incisione all'interno del volume Ritratti di celebri pittori del secolo 17 di Ottavio Leoni, che la descrive “giovane bellissima, e di buona famiglia, ancor’essa pittrice, e molto intendente di sì bella arte” (Leoni 1731, p. 59).

La morte precoce nel 1638, a Parigi, di parto, interruppe una carriera brillante, destinata a conseguire successi non dissimili da quelli raggiunti da Sofonisba Anguissola, attiva alla corte di Filippo II in Spagna, e da Artemisia Gentileschi, al servizio del re e della regina d’Inghilterra. Lasciò quattro figli, due maschi e due femmine, di cui la primogenita, Francesca (1627 - 1697), sposò il pittore Francois Tortebat, e l’altra, Jeanne-Angélique (nata nel 1630), un altro allievo e collaboratore del marito, Michel Dorigny; il figlio Louis René (1637 - 1675) proseguì le orme dei genitori e l’altro, Laurent (1634 - 1682), fu “Avocat au Parlement”.

Nonostante l’indiscusso riconoscimento che i contemporanei le decretarono, anche per Virginia da Vezzo, come per Plautilla Bricci o Maddalena Corvini, è molto difficile ricostruire il catalogo. Nel caso di Virginia, oltre alla problematicità di rintracciare le opere, così come accade per Plautilla e per Maddalena, il riordinamento del catalogo è ancora più dubbio, in considerazione della consolidata pratica che il clan “Vouet-da Vezzo” (Thuillier 1991) aveva messo in atto nella gestione della bottega e delle commesse che ricevevano. I problemi attributivi, ancora oggi difficili da risolvere laddove manchi una sicura documentazione d’archivio, portano a una cauta accettazione delle opere autografe di Virginia, che si riducono a circa una decina e delle quali è in corso la pubblicazione di un catalogo ragionato (Lollobrigida 2022).

A oscurare e mistificare l’attività artistica di Virginia è stata la storiografia della prima metà del ‘900 che la derubrica a dilettante del pennello e cavalletto.

Louis Demonts ne esalta la bellezza estetica, grazie alla quale fu in grado di “séduire Vouet à un point extrême, va devenir le seul côté individuel et vraiment original de son art; dès ses ouvrés romaines, une certaine élégance spéciale s’imprimera dans ses ouvrés, grâce à ses types féminins si particuliers, et le scurire très doux, le regard large, le nez allongé, le menton rond, la poitrine un peu trop haute de Virginia seront ceux des déesses ou des nymphes qui décoreront l’hôtel de Bullion ou le château de Chilly et ceux des Madones penchées avec amour sur le front de l’Enfant” (Demonts 1913, IV, p. 325).

Era stato più imparziale, trecento anni prima, Claude Mellan. Nell’incisione che ritrae Virginia eseguita nel 1626, forse in occasione delle nozze, come indicherebbe la sua acconciatura con fiori d’arancio tipica delle nubende dell’epoca, l’effige è accompagnata dal seguente elogio:

Qui saggia mano ha di Virginia accolto

Gli occhi la fronte il crin co i tratti suoi

Ma se l’arte, e lo Spirto ammirar vuoi

Mira le tele sue, più ch’il suo volto”.

Consuelo Lollobrigida


Fonti archivistiche e Bibliografia

Archivio Storico Diocesano di Velletri, Registro dei Battesimi, Cattedrale di San Clemente, anni 1593-1604, foglio 88: “Die 25 Junii, 1600, Virginia, nata fuit die 24 eiusdem mensis filia ex pompeis de vezzi et plinia de fabio et troiana coniuigibus que baptizata fuit a me […] et nomen imposuit virginia”.

Archivio del Vicariato di Roma, Registro delle Cresime, San Giovanni in Laterano, 1601-1608: “ Virginia di Pompeo da Velletri et di Plinia. C(ompater) il s. Girolamo Galeazzi”.

Bonaventura  Theuli, Teatro Historico di Velletri, 1644.

Isaac Bullart, Académie des Sciences et des Arts, contenant les Vies, & les Eloges Historiques des Hommes illustres…, tomo II, Parigi 1682, p. 490 e segg.

André Félibien, Entretiens sur les vies et sur les ouvrages des plus excellens peintres anciens et moderns, Paris 1725, Vol. 3.

Ritratti di alcuni celebri pittori del secolo 17 ed intagliati in rame dal cavaliere Ottavio Lioni, con le vite de' medesimi tratte da vari autori, accresciute d'annotazioni, si è aggiunta la vita di Carlo Maratti, scritta da Gio. Pietro Bellori, fin all'anno 1689, e terminata da altri, non più stampata: e un discorso del medesimo sopra un quadro della Dafne dello stesso, Roma 1731.

Louis Demonts, “Essai sur la formation de Simon Vouet en Italie (1612-1627)”, in Bulletin de la Société de l’histoire de l’art français, 1913, IV, p. 325.

Jacques Thuillier (a cura di), Vouet, catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 6 marzo – 28 aprile 1991, Carte segrete, Roma 1991.

Olivier Michel, “Virginia Vezzi et l’entourage de Simon Vouet à Rome”, in Simon Vouet : actes du colloque international Galeries nationales du Grand Palais, 5-6-7 février 1991, Collection Rencontres de l’Ecole du Louvre, La Documentation Française, Parigi 1992, pp. 127, 129, fig. 3.

Alessandra Anselmi, Il diario del viaggio in Spagna del Cardinale Francesco Barberini, Doce Calles 2004.

Consuelo Lollobrigida, Donne artiste nella Roma Barocca, tesi di dottorato di ricerca, Sapienza Università di Roma, XIX ciclo, a.a. 2007/2008, pp. 40-50.

Maria Barbara Borsoi Guerrieri, Marco Tullio Montagna, ad vocem, in DBI, volume 75, 2011.

Consuelo Lollobrigida, Virginia da Vezzo. Un inedito e qualche riflessione, in Diana, 2/2011, pp. 64-69.

Consuelo Lollobrigida, Artiste e Committenze femminili nell’Europa moderna, seminario di studi internazionali, Accademia di Spagna-Accademia di San Luca, Roma 28-29 novembre 2012.

Consuelo Lollobrigida, Virginia da Vezzo, ad vocem, in Les Dames du Baroque, Ghent 2018, pp. 156-163.

Sara Bruno, Virginia Vezzi, in Le Signore dell’Arte. Storie di Donne tra ’500 e ‘600, catalogo della mostra, Milano, Palazzo Reale 2021, Skira, Milano 2021, pp. 258-263 e schede 4.21-4.24, pp. 342-345.

Eve Straussman-Pflanzer, in By Her Hand, catalogo della mostra a cura di Eve Straussman-Pflanzer e Oliver Tostmann, Wadsworth Atheneum, Hartford, CT 2021-2022; Detroit Institute of Arts, Detroit, MI 2022, scheda n. 38, pp. 131-132.

Consuelo Lollobrigida, Un’artista romana alla corte di Francia. Virginia da Vezzo tra Roma e Parigi, in corso di pubblicazione.

Scheda biografica “Vezzo, da” in Centro di documentazione delle donne artiste di Bologna: https://www.cittametropolitana.bo.it/pariopportunita/Vezzo_da

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