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Plautilla Bricci

Plautilla Bricci (…)

Chi oggi entra nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi lo fa, quasi esclusivamente, per visitare l’ultima cappella a sinistra: la Cappella Contarelli, quella dipinta nel 1599 da Michelangelo Merisi da Caravaggio e raffigurante episodi della vita del santo evangelista Matteo. La folla accorre a vedere la prima opera pubblica del pittore lombardo e trascura la sfolgorante bellezza barocca di una delle cappelle adiacenti. Si tratta della cappella di San Luigi, realizzata da Plautilla Bricci, rinomata “pel valore nell’arte della pittura e architettura”, come ricorda Filippo Baldinucci alla fine del ‘600.

Di Plautilla Bricci non sono rimasti né una descrizione fisica, né un ritratto, visto che la proposta - nella mostra a Palazzo Corsini del 2021-22 - di riconoscerla nel dipinto raffigurante una donna con compasso (attribuito genericamente a un artista attivo a Roma alla metà del XVII secolo), non ha alcun riscontro né documentario né stilistico, e pertanto non si ritiene accettabile. Quindi la possiamo solo immaginare. La possiamo pensare nel suo studio di architettura e di pittura ubicato nella sua casa tra la parrocchia di San Giovanni in Ayno e Santa Lucia della Tinta, forse in uno di quegli isolati distrutti alla fine dell’Ottocento per fare spazio ai nuovi boulevard dei lungotevere. È in questo frammento di Roma che Plautilla dette vita agli schizzi, bozzetti e progetti delle sue opere, ed è da qui che l’architettrice seguì e diresse i suoi cantieri. La fama le arrise quando era ancora in vita, già da parte dei contemporanei che le riconobbero un ruolo di primo piano nella  cultura artistica romana del XVII secolo.

A educare Plautilla all’arte era stato il padre Giovanni, amico del Cavalier d’Arpino, che aveva tenuto a battesimo la primogenita di Giovanni e Chiara Recupita, Virginia. Vicini di casa, i Bricci e l’Arpino, vivevano nel territorio di Santa Maria del Popolo, dove il Cesari aveva trasformato la sua casa alla Frezza in un circolo letterario e musicale, frequentato da artisti, eruditi, attori. Ma anche artiste, erudite, attrici. Non è quindi difficile per Plautilla entrare nel mondo dell’arte, forse proprio attraverso casa d’Arpino, ora accademia d’arte, dove le donne erano benvenute. Così come lo erano dal 1607 nell’Accademia di San Luca, che l’avrebbe accolta a partire dal 1655.

Dopo una prima educazione artistica ricevuta dal padre Giovanni, poliedrica ed eclettica figura di artista, Plautilla con molta probabilità frequentò l’atelier del Cavalier d’Arpino, amico ed estimatore di Giovanni e padrino di battesimo della primogenita Virginia.

Giovanni Bricci promosse la carriera della figlia, inserendola nell’ampia cerchia di amicizie che era riuscito a costruire con grande tenacia e determinazione. Figlio di un “materazzaro” genovese, trasferitosi a Roma nella metà degli anni ’70 del Cinquecento, il Bricci poco più che bambino fu ammesso a partecipare alla scuola privata che Teofilo Sertori, avvocato concistoriale e uditore alla Sapienza, aveva istituito per suo figlio nel palazzo ubicato nei pressi di Pasquino.

L’amicizia con il Sertori aprì al Bricci la strada del successo. Deve essere stato il famoso avvocato a inserirlo nel coté francese romano, nel quale spiccava la figura di un personaggio chiave nella vita professionale di Plautilla Bricci: Elpidio Benedetti. Figlio di Andrea Benedetti, patrizio romano, e di Lucia Paltrinieri, Elpidio aveva altri tre fratelli: Cesare Andrea, monaco cappuccino, Gaudenzio e Flavia, monaca carmelitana nel convento di San Giuseppe a Capo le Case. A quindici anni divenne clerico e fu dotato di un beneficio di San Pietro, grazie al quale riuscì a completare gli studi in utroque iure.

Entrato a far parte della Curia con un ruolo secondario, la fortuna del Benedetti fu l’incontro con il cardinale Francesco Barberini, che lo inviò in Francia nel 1635 dove divenne segretario del cardinal Giulio Mazzarino, appena nominato nunzio. Nominato “abbas nullius”, Benedetti fu incaricato, principalmente, di svolgere sia mansioni di ordine legale ed economico, sia di scegliere e acquistare oggetti preziosi ed opere d’arte nella città papale. Tra le tante attività, organizzò il viaggio di Bernini in Francia, sorvegliò l’operato e i progressi dei giovani artisti francesi a Roma incaricati della progettazione del Louvre e tenne i contatti tra la corte e Pietro da Cortona.

 L’incontro tra Plautilla e Benedetti accadde al ritorno di quest’ultimo dalla Francia, quando, preso dall’entusiasmo di dover individuare giovani e talentuosi artisti da inviare a Parigi, iniziò a cercare tra le giovani promesse. Tra le tante, la sua attenzione ricadde anche sulla giovane Plautilla che iniziava a muovere proprio allora i primi passi nel mondo artistico romano.

Nella sua guida di Roma Pompilio Totti, nel 1638, racconta che a persuadere l’abate ad una scelta così coraggiosa fu la sorella suor Maria Eufrasia della Croce, monaca pittrice carmelitana nel convento di San Giuseppe a Capo le Case, legata da amicizia profonda alla Bricci. La scoperta di un’artista donna non avvenne a caso. Nella capitale francese il Benedetti aveva trovato un clima culturale e sociale profondamente diverso da quello romano. Ad affascinarlo fu il movimento delle “femme forte” sostenuto da un lato dalle scrittrici protofemministe come Marie De Gournay e Madeleine de Scudéry, dall’altro dalle moderne sovrane Maria de’ Medici e Anna d’Austria. Un’ipotesi ovviamente non esclude l’altra.

Plautilla entra nel mondo artistico nella seconda metà degli anni Trenta, anche se sono pochissime le opere di questo periodo giunte fino a noi. Due documenti, uno del 1655 e uno del 1671, ci dicono che fu accademica di San Luca, anche se non si conosce la data di ammissione. Per il resto, la vita di Plautilla non fu segnata da particolari eventi. Visse sempre con la famiglia d’origine e non prese mai i voti, come riferito dallo Zani che deve aver confuso Plautilla Bricci con Plautilla Nelli, monaca, pittrice, attiva a Firenze tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, dando così origine a un’errata tradizione storiografica.

La storia della sua prima opera nota rientra nel cliché di genere. Secondo l’incisore Pietro Bombelli la Madonna con Bambino, dipinta per la chiesa dei carmelitani di Monte Santo a Roma, fu associata a un avvenimento miracoloso. Dopo aver terminato il piccolo Gesù e il busto della Vergine, Plautilla, che Bombelli dice “giovinetta”, non riusciva a lavorare sul volto della Madonna. Stanca e mortificata, pensò di andare a riposare e, una volta sveglia, trovò l’opera completata per mano divina. Tale fu lo stupore e lo smarrimento che la famiglia decise di donare alla nuova chiesa del Carmine l’immagine, che nel 1659 fu coronata dal Capitolo di San Pietro.

Nei primi anni Quaranta, Plautilla lavorò per Antonio degli Effetti che la cita, insieme a molti altri artisti, nel discorso sullo Studiolo di pittura nella Galleria della Ricchezza. Per il palazzo romano del famoso umanista ed erudito, ben inserito nella corte dei Barberini, l’artista realizza, con la collaborazione di altri, un grande mobile da collezione, o stipo, descritto anche da Giovan Pietro Bellori nella sua Nota delli Musei (1665).

Successive testimonianze artistiche risalgono al 15 novembre 1644 quando nei registri dei mandati di pagamento del cardinale Francesco Barberini senior è documentato un pagamento di 30 scudi per un San Francesco e l’Angelo e per una Natura morta con fiori. Qualche mese più tardi, Giacomo Albano Ghibbesio lascia nell’inventario dei sui beni la testimonianza di “due Portiere di corame grandi in argento, e oro, dipinte con le mie armi dalla Plautilla; il disegno di Pietro da Cortona, con qualche invenzione mia”.

La vera fama le arrise come architettrice, in particolare grazie ai due gioielli della cultura barocca romana che ha lasciato: la cappella di San Luigi nella chiesa di San Luigi dei Francesi e Villa Benedetta, sontuosa dimora poco fuori porta San Pancrazio sul Gianicolo.

La prima prova di architettura è documentata da schizzi e disegni lasciati in un taccuino di appunti realizzato in occasione della ristrutturazione della Domus Magna di Elpidio Benedetti. Nel 1656 l’abate prese in affitto dai padri della Maddalena un edificio in via di Monserrato, di fronte alla chiesa di San Giovanni in Ayno, dove visse, insieme alla madre Lucia, alla serva Virgilia Angelini e a quattro servitori, per oltre trenta anni, fino alla morte avvenuta in questa stessa casa il 9 dicembre 1690. Subito dopo aver firmato il contratto, Benedetti chiese l’autorizzazione per rimodernare il palazzotto che in due anni di lavori venne trasformato in una vera e propria “domum magnam”, con una corte interna, tre piani e una loggia, ancora oggi individuabile nell’edificio al civico 24 di via di Monserrato.

Nel 1660 licenzia la Nascita della Vergine per la chiesa del monastero benedettino di Santa Maria in Campo Marzio. La monumentale pala evidenzia stringenti parallelismi compositivi e stilistici con l’opera d’analogo soggetto eseguita per la chiesa di Santa Maria di Loreto dal Cavaliere d’Arpino, il suo primo maestro.

A Torino, nella Biblioteca Nazionale, è conservato un folio con le armi e le virtù del Mazzarino, disegno di raffinata eleganza realizzato per la grande macchina effimera teatrale costruita per le onoranze funebri del cardinale, celebrate il 28 aprile 1661, a Roma nella chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio.

Nel 1663 arrivò l’occasione della vita. Elpidio Benedetti la incarica di progettare e seguire i lavori della sua villa, che sarebbe sorta sulla Aurelia Antica, subito dopo Porta San Pancrazio. Distrutta nell’assedio del 1849, la villa rappresentava un unicum nell’architettura civile romana. La forma allungata, con i lati minori prospettanti l’uno sull’Aurelia e, l’altro, verso il Vaticano, le fece assumere l’appellativo de Il Vascello, nome che presto passò a definire anche il toponimo di tutta l’area. Secondo una tradizione letteraria creata dalla stesso Benedetti nel suo libercolo Villa Benedetta, pubblicato con lo pseudonimo di Matteo Mayer nel 1677, l’architetto del complesso sarebbe stato Basilio Bricci. Le guide di Roma del ‘600 e ‘700 riportano anche, o solo, il nome di Plautilla, accompagnato spesso da attributi di encomio. Un documento conservato all’Archivio di Stato di Roma riporta fedelmente il testo di un’iscrizione fatta incidere in una lastra murata insieme alla posa della prima pietra della villa. Essa riferisce: “JANI TEMPLO/ PROPTER BELLUM INTER QUIRITES ET GALLO / RESERATO / ELPIDIUS ABBAS DE BENEDICTIS ROMANUS/ IN GALLIS DEGENS/ DOMUM IN URBIS JANICULO QUIETI EXTRUXIT/ PLAUTILLA BRICCIA/ ARCHITECTURA ET PICTURA CELEBRIS/ PRIMUM LAPIDEM POSUIT/ ANNO SALUTIS MDCLXIII”, e inconfutabilmente attribuisce la maternità della villa “edificata a similitudine di un vascello sopra uno scoglio” alla Bricci. Nello stesso archivio la “Signora Plautilla Bricci architettrice” ha ‘lasciato’ sette disegni della pianta e dell’alzato dell’edificio, la cui analisi rivela la suggestione da modelli oltremontani, suggeriti e concordati con il committente che amava dilettarsi di architettura.

L’amicizia con il Benedetti e la protezione dei Barberini assicurarono all’artista altri lavori collegati alla corte di Francia. Nel 1664 una rissa tra alcuni soldati della guardia corsa di papa Alessandro VII e le truppe francesi, che godevano della protezione dell’ambasciata di Francia a Roma, pose fine all’esistenza di questo corpo di guardia, a servizio della Chiesa almeno dal 1603. Per ricordare l’evento, Plautilla fu incaricata di realizzare la cosiddetta piramide di Luigi XIV, distrutta già nel 1668.

Non è ancora chiara la strategia politica che permise alla Bricci il privilegio di poter progettare e realizzare la cappella dedicata a San Luigi IX nella chiesa della nazione francese a Roma. Plautilla veniva chiamata a formalizzare con l’architettura e la pittura una delle pagine più controverse e turbolente della storia contemporanea, rendendo manifesto il ruolo simbolico che essa sosteneva nei rapporti diplomatici tra la corona e il papato. Trionfo di marmi policromi, stucchi dorati, bianchi e colorati, la cappella è un piccolo manifesto della cultura barocca romana, analoga per fasto e creatività alle coeve realizzazioni berniniane o borrominiane, che trova nella pala raffigurante San Luigi tra la Fede e la Storia la gloriosa celebrazione della nazione francese. Il re santo troneggia in primo piano, solleva con la mano destra lo scettro e regge con la sinistra la Croce; alle sue spalle si assiepano soldati che sventolano la bandiera della corona francese e quella dei crociati. Nella parte superiore, angeli e cherubini offrono la palma del martirio al Princeps Clarissimus et Magnus, il difensore della fede all’epoca dei crociati e novello protettore dell’ortodossia cattolica contro l’avanzata protestante-calvinista.

Che la scelta di affidare a Plautilla, una donna, un lavoro fondamentale per la nuova politica filopapale della Francia può giustificarsi solo con l’intervento della sovrana Anna d’Austria, benefattrice e sostenitrice di artiste e della creatività femminile, e desiderosa di continuare nella chiesa romana l’opera di matronato iniziata e promossa da Maria de’ Medici al momento della costruzione della stessa chiesa.

Nel 1672 Plautilla affronta coraggiosamente un tema iconografico che sta nascendo in Francia nell’ambito della devozione promossa dalla visitandina Margherita Maria Alacoque, in seguito alle sue esperienze mistiche. La Presentazione del Sacro Cuore all’Eterno Padre (Città del Vaticano), originariamente destinata alla Sagrestia dell’Oratorio del Santissimo Sacramento al Laterano, è la prima rappresentazione del soggetto che sarà destinato ad essere successivamente sostituito dal dipinto eseguito da Pompeo Batoni e tuttora conservato nella Chiesa del Gesù a Roma.

Nel Giubileo del 1675 la Compagnia della Misericordia di Poggio Mirteto, che gode della protezione del nipote di Urbano VIII, commissionò a Plautilla lo stendardo processionale: una tela di grandi dimensione, dipinta sui due lati, con la Nascita e il Martirio del Battista, conservata oggi nell’Oratorio di San Giovanni a Poggio Mirteto. Nella Collegiata ha lasciato una raffinatissima decorazione in stucco bianco e dorato, con storie dell’Antico e del Nuovo Testamento, eseguita probabilmente tra il 1675 e il 1684. Un trionfo barocco di nubi, angeli e di eleganti silhouettes, dove rivive l’estro berniniano già sperimentato nell’ornamento a stucco della cupola della cappella di San Luigi dei Francesi.

Un San Domenico e un San Francesco sono gli ultimi due affreschi ricordati dalle fonti e già nella cappella del Santissimo Sacramento presso l’Arciconfraternita lateranense.

Nel 1692 alla morte del fratello Basilio, Plautilla ormai molto anziana e che non si era mai sposata, entrò nel Monastero di Santa Margherita a Trastevere, dove morì il 13 dicembre 1705.

Il Libro dei Morti la annota come “Plautilla Signora Romana”.

In bilico tra classicismo e barocco, il successo di Plautilla Bricci si può comprendere tenendo in considerazione sia gli stimoli e i modelli culturali che provenivano d’Oltralpe, sia i cambiamenti pedagogici, le mutate condizioni economiche del tempo, nonché la nascita e lo sviluppo di una nuova forma di famiglia. La storia delle donne, delle donne inserite in un ambiente culturale e produttivo, non è, infatti, solo la storia di un’idea da relegare in un settore particolare della storiografia artistica, ma è da ricollegare, in un fittissimo intreccio interdisciplinare, con la storia delle idee politiche, con la storia della famiglia, e della relazione tra i sessi all’interno della famiglia, con l’economia e con la religione. Plautilla ne è un esempio. Seppe muoversi tra la protezione del padre e il sostegno dei suoi committenti; non si sposò e non ebbe figli; visse del suo lavoro, per il quale ebbe anche delle discrete soddisfazioni economiche; creò un modello che, sfortunatamente, gli eventi storici non permisero di sviluppare. Plautilla Bricci condivide con le sue colleghe Artemisia Gentileschi, Virginia da Vezzo, Anna Maria Vaiani, Maddalena Corvini, Giovanna Garzoni, non solo la frequentazione di accademie, ma anche lo svolgersi e lo sviluppo della storia dell’arte. Studiare la loro vita, la loro professione, il contesto sociale nel quale operarono, le committenze e i rapporti di patronato a cui erano legate non può che aiutare a comprendere meglio un secolo di passaggio e di cambiamenti quale è stato il Seicento.

Spesso ignorate, o oscurate dalle fonti, confuse con l’attività di mariti o padri, queste donne parteciparono attivamente alla vita artistica e culturale del tempo e piano piano le stiamo riportando tra di noi.


Inside the Church of San Luigi dei Francesi, in Rome, there is a blooming baroque chapel done by Plautilla Bricci, the only woman architect of the past times.

Celebrated for her “arte della pittura e architettura”, as reported by the biographer Filippo Baldinucci, Plautilla was born in Rome on August 13, 1616, from Giovanni, versatile and eclectic figure of intellectual and artist, and Chiara Recupita, a Neapolitan woman who was related to Ippolita Recupita, one of the most illustrious opera singer of her times.

Plautilla received a primary artistic education from her father who facilitated her attendance in the academy of Cavalier d’Arpino, Giovanni’s friend and Virginia’s godfather, Plautilla’s elder sister.

Plautilla’s first identified work is a “Madonna with Child” for the Carmelite church of St. Maria in Monte Santo. Painted at the beginning of the ‘30s, according to the Pietro Bombelli the execution of the canvas was associated to a miraculous event. It seems that Plautilla highlighted initially the body of the Baby Jesus and then that of Mary. At the moment she had to put her brushes and colors on the face of the Virgin, she fell asleep. When she woke up, the face was completed, likely by divine hand. The family to acknowledge the episode decided to donate the painting to the adjacent church of Santa Maria, which was being in built, and in 1659 the sacred image received the golden crown from the Chapter of St. Peter. 

Other sources tie Plautilla’s training to Eufrasia Benedetti della Croce, a Carmelite nun who was an accomplished painter in her convent in Capo le Case. Eufrasia was Elpidio’s sister, the agent in Rome of cardinal Mazzarino, and a key figure in the Roman arty world, nevertheless Plautilla’s most important patron.

Other evidences track her in the Barberinis’ circle. On November 15, 1644, two works, a “Saint Francis and an Angel” and a “Floral still-life”, are recorded for 30 scudi in the payroll of cardinal Francesco Barberini. A few months later, the humanist Giacomo Albano Ghibbesio mentions her in his inventory: “due Portiere di corame grandi in argento, e oro, dipinte con le mie armi dalla Plautilla”.

Among her lost works, it’s regretting to have missed the famous Antonio degli Effetti’s painted cabinet, whose beauty was described in his “Studiolo di pittura nella Galleria della Ricchezza”, and in Giovan Pietro Bellori’s Nota delli Musei.

In 1655 the artist is documented as pittrice at the Accademia di San Luca, where she is still mentioned in 1671, hence she uninterruptedly participated at the Academy’s life, that was the first institution in its kind to enroll women in 1607.

In the meanwhile Plautilla cultivated important relationships with the most inspiring cultural and artistic protagonists of the time. Both her father’s alliances and connections, and the friendship with Elpidio Benedetti favored Plautilla to join the “gran Theatro del mondo” and successfully challenge the undeniable bigot prejudices of the Roman setting.

However, it is still enigmatic how she became an architect, which was a masculine prerogative and profession. The recent discovery of a sketch book permits us to arise some consideration. The taccuino is enclosed into Benedetti’s last will and reports both architectural drawings and technical notes referred to the renovation works of Benedetti’s “domus magna” in via di Monserrato. Between 1656 and 1658, Plautilla was reasonably called to join the enterprise as a young fellow of Cassiano dal Pozzo’s academy. The prelate had organized in his Palace in via dei Chiavari an intellectual circle opened to women who were called to participate as artist to his “Paper Museum”, such as Anna Maria Vaiani and Maddalena Corvini. The inventory of dal Pozzo’s library reports several architecture books, from manuals to the most updated essays and researches. These volumes speak out for more: they indicate dal Pozzo’s pedagogical and didactical commitment, who wanted to fulfill an educational void, since architecture classes were not comprised in the course catalogue of Accademia di San Luca. Plautilla could have attended these classes and worked as a young architect in practice in one of the many building sites of Rome.

In 1660, she painted the monumental altarpiece with The Birth of the Virgin set in one of the Benedictine monastery of Santa Maria in Campo Marzio church’s side chapel, where the abbess was Anna Maria Mazzarino, a Cardinal’s niece. The painting is evidently inspired to Cavalier d’Arpino’s style and language and finds close semblances with his work in the church of  Santa Maria di Loreto.

When Mazzarino died in 1661, Plautilla, through Benedetti, was asked to prepare a drawing for his funeral ephemeral machine. The National Library, Turin, preserves a folio with the illustration of the armor and the virtues of the powerful secretary of state, accompanied by a moving inscription. In these drawings (front and back) Plautilla shows her expertise of the Baroque language interpreted here with a sophisticated and elegant style.

The recognition as “architettrice celebris” was achieved with the works she carried out at the Villa Benedetta, the sumptuous out-of-the-walls residence of Elpidio Benedetti, and at the chapel of San Luigi.

Between 1663 and 1668, Plautilla was committed to the ambitious project of Villa Benedetti, almost completely destroyed during the French siege of Rome in 1849, at the time of Repubblica Romana. A Giuseppe Vasi’s etching shows the façade and the exterior characteristic of the building, resembling that of a ship (hence the nickname of Vascello); whereas, seven drawings present the distribution of the interior layer by layer. The Villa was an outstanding unicum in the framework of the civil architecture of 17th century Rome.

The chapel of San Luigi, in the homonymous church of the French Nation in Rome, is the veritable demonstration of her architectural talent. The works began in 1670 and where completed by 1680. Plautilla realized and directed the overall design and project, and painted the altarpiece with St. Louis between History and Faith, a monumental canvas she signed in lower right edge as “Plautilla Bricci Romana Invenit”. How this task happened is obscure, and it would be as such forever, since the documents related to the history of the chapel were destroyed by a burning at the beginning of the 19th century. As a supposition, Plautilla could have been endorsed by Anne of Austria, the regent queen, who advocated both creativity and participation of women to public life and supported the opening of a female school in her Parisian court. Moreover, through this charge to a woman, the queen could revive the matronage action undertook by Marie de’ Medici when she promoted the foundation of St. Louis Church. 

In 1675 the Lateran canonic appointed her to paint a lunettone with the Presentation of the Sacred Heart of Jesus. Plautilla signed the monumental curved canvas, for which subject matter she invented a new iconography, later on substituted by that of Pompeo Batoni’s painting, done for the Church of Jesus in Rome. For the chapel of the Holy Sacrament at the Lateran she realized two frescoes with St. Dominique and a St. Francis, smashed down during the late 18th century renovation works of the building.

Plautilla’s last activity is documented in a small village, Poggio Mirteto, a Benedetti’s family enclave. On the occasion of the 1675’s Holy Year the congregation of the Oratory of St. John the Baptist assigned the creation of a processional standard with the representation of the Birth (front) and the Beheading of the Baptist (back), for which she was recompensed with 100 scudi. Successively, Plautilla designed the sophisticated white-and-gold stucco bas-relief for the local Collegiate, to be considered her last masterpiece.

From that moment onwards her news are scanter and scanter. In 1686 she presented a painting at the art show held in San Salvatore in Lauro, where she is designated as “Signora Plautilla”, a public credit of her professional status.

In 1677 Plautilla and Basilio, her brother, moved to Borgo Nuovo di San Francesco a Ripa, in a house left “vita natural durante” (as usufruct) by Elpidio Benedetti in his 1690’s last will where he also refers to Plautilla as “persona di età assai avanzata” (a very aged person).

Plautilla died on December 13, 1705, in the monastery of Santa Margherita in Trastevere where she had moved in 1692 when her Basilio passed away. Her body was buried in Santa Maria in Trastevere next to her beloved brother.

Consuelo Lollobrigida


Bibliografia

Consuelo Lollobrigida, Plautilla Bricci. Pictura et Architectura Celebris. L’architettrice del Barocco romano, Gangemi editore international, Roma 2017.

Yuri Primarosa, Plautilla Bricci, in Le Signore dell’Arte. Storie di Donne tra ’500 e ‘600, catalogo della mostra, Milano, Palazzo Reale 2021, Skira, Milano 2021, pp. 264-265 e scheda 4.26, p. 345.

Yuri Primarosa (a cura di), Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice, catalogo della mostra (Roma, Galleria Corsini, 4 novembre 2021 - 19 aprile 2022).